Dati e Analisi

Come orientarsi nell’era dell’ognun per sé: ce lo rivela Sace

Sace (Gruppo Cdp) ha pubblicato la nuova edizione della “Mappa dei Rischi” che esplora l’andamento dei vari mercati mondiali, da un lato misurando il rischio di credito cui si espongono le imprese che operano all’estero e, dall’altro lato, rilevando le migliori opportunità per le esportazioni italiane nel mondo.

 

Il Focus on di Sace del 2017: “Più incertezze nell’era dell’ognun per sé” non fa che evidenziare uno scenario mondiale diviso caratterizzato dal “disamoramento” per la globalizzazione e da una forte discontinuità rispetto al passato: l’unica costante degli ultimi anni è costituita dalle misure protezionistiche. Queste ultime sono state scelte, in particolare, dai Paesi del G20: SACE rileva che dal 2008 sono state adottate oltre 3.500 misure protezionistiche ;  quasi un quarto di queste, impongono l’obbligo di avere almeno una certa percentuale di un prodotto o servizio realizzato nel Paese (il cosiddetto local content requirement) soprattutto per prodotti elettronici e veicoli; dei vari Paesi, primo tra tutti per misure adottate, gli Stati Uniti (tra l’altro, terzo mercato di sbocco delle merci italiane) che, dal 2008, ha introdotto una misura protezionistica ogni quattro giorni.

I dieci settori più colpiti dal protezionismo, in primis quelli relativi a metalli di base, automotive e trasporti, prodotti agricoli, macchinari per usi speciali e chimica di base (settori, tra l’altro in cui l’Italia esporta in maniera considerevole) rappresentano quasi il 41% del commercio mondiale, con la conseguenza che gli scambi internazionali sono cresciuti, nel periodo 2008-2016 sensibilmente meno (ad un tasso annuo del 2,9%) rispetto al periodo pre-crisi 2000 – 2007 (tasso annuo del 7,3%).

Sotto osservazione i trend che influenzeranno il mercato dell’export 

Dallo studio di Sace emerge che, in un contesto caratterizzato da una crescente dicotomia tra mercati avanzati ed emergenti, ad influenzare rischi ed opportunità nel 2017 incideranno tre principali tendenze:

  • l'aumento del debito a livello globale, alimentato prevalentemente dalla componente pubblica nei mercati avanzati e dalla componente privata in diversi Paesi emergenti quali Brasile, Messico, India, Egitto, Turchia, Mozambico, Nigeria, Angola, con conseguenze particolarmente forti sui livelli di rischio delle controparti bancarie;
  • le tensioni valutarie, soprattutto in Paesi come Mobambico, Angola e Cuba;
  • l'instabilità geopolitica, che nel 2017 risente delle ripercussioni degli eventi già profilatisi nel 2016 quali: l’elezione di Trump e le sue scelte di politica commerciale; l’avvio della Brexit ed il conseguente clima di incertezza in Europa, la radicalizzazione dello scontro politico in aree a rischio.

Quadro globale con molte ombre e qualche luce

Il Focus on di SACE mostra l’andamento della rischiosità per aree geografiche: individua un aumento dei rischi per le imprese che esportano e investono in particolare in Medio Oriente e Nord Africa, America Latina e Africa Subsahariana, mentre rileva un miglioramento della rischiosità dei paesi avanzati; resta invece stabile nella Comunità degli Stati Indipendenti, in primis in Russia ed in Asia in particolare in Corea del Sud, Pakistan e Myanmar.

Nonostante il contesto attuale, SACE sottolinea che l’export e l’internazionalizzazione non sembrano destinati a ridimensionarsi; è opportuno però mantenere un approccio razionale ed una visione strategica, avvalendosi di strumenti più evoluti e trovando nuove direttici di sviluppo. A questo scopo risulta fondamentale incrementare l’awarness delle imprese che operano nei mercati internazionali, e soprattutto non trascurare i profili di rischio ma saperli affrontare avvalendosi di coperture specifiche.

Quale scenario si profila per l’Italia

Per quanto riguarda il Made in Italy, i mercati tradizionalmente ritenuti a maggior potenziale per l’export e gli investimenti, come il Brasile, la Turchia ed un gran numero di partner emergenti, si confermano tali nel medio- lungo termine, ma dovranno essere affrontati con strumenti assicurativo-finanziari a tutela e a supporto del business.

In questi paesi, che costituiscono importanti economie per l’Italia, le imprese italiane che investono all’estero dovranno infatti tenere in considerazione l’aggravarsi del profilo di rischio, che in paesi quali: Turchia, Messico, Brasile, Nigeria, Mozambico, Egitto ed India è determinato soprattutto dalla rischiosità bancaria alla quale si sovrappone, soprattutto in Turchia ed in Brasile, anche un rischio politico.

Esistono poi aree in controtendenza con il trend protezionistico che possono diventare ecosistemi da esplorare: i Paesi andini (Colombia, Perù, Cile), quelli dell’area Subsahariana e le realtà asiatiche molto proiettate all’interscambio globale come la Corea del Sud; questi hanno rappresentato nel solo 2015 oltre 27 miliardi di euro di esportazioni italiane, più del doppio rispetto a Cina e India insieme.

a cura di Antonella Veltri – Aurelio Latella Advisory

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